A.N.A. AVIANO 
GRUPPO ALPINI C.BATTISTI 
SEZIONE DI PORDENONE 
 
 
 
 
 
 
GLI  ARTISTI 
 
Li ritroviamo nel campo della pittura, del mosaico , della scultura , della poesia  e  quant'altro possa ispirare  chi  sa vivere  a contatto con la natura  e sa capirne  i profondi significati   del silenzio  , del chiassoso cinguettio  degli uccelli , il rumore del vento nel bosco,il richiamo del capriolo , del gallo cedrone , il volteggiare  lento e maestoso  dell'aquila, chi riesce  a commuoversi   sotto un cielo stellato  e una  splendente luna  e chi ancora  sa gustare  il  sorgere  del sole   o il   tramonto infuocato.       
 
 
 Carlo Gant  -Il poeta del gruppo  con alcune sue  opere
 
Altare in pietra opera di    Polo Bortolo  
 
Nel 2001 ha luogo al CRO di Aviano la mostra di Carlo Gant, poeta del Gruppo. Con questa presentazione fu aperta la mostra: 
Il desiderio di Carlo Gant era che l’amico don Sergio Zatti presentasse questa mostra. Essendo egli impossibilitato ad intervenire in quanto impegnato in un corso di spiritualità mi ha delegato per portare le parole che don Zatti scrisse come commento a un florilegio di poesie che Carlo sottopose a un suo giudizio, parole che penso voi tutti condividerete. Chi di noi non ha mai cercato di scrivere una poesia, a comporre qualche verso, per dare volto a un sentimento, raccontare uno stato d’animo, liberare un sogno? Papini non ha forse, definito la poesia quella cosa di cui a volte si ha più bisogno che del pane.  
Ebbene da questa pazzia poetica fu colpito un giorno Carlo Gant. La poesia che sonnecchiava in lui fin dalla culla, poeti si nasce, si destò improvvisamente quando egli giunse al traguardo della pensione. Fino allora niente che facesse sospettare in Carlo la sindrome del Parnaso, l’attrazione cioè verso l’abitazione delle muse. Era stato ottimo elettricista, esperto in volt, watt, ampere, onde hertziane e non c’era spazio allora per le divagazioni poetiche fu in una notte d’insonnia che la musa si insinuò maliarda e tentatrice, e Carlo divenne subito alunno di Calliope. Inutile dire adesso che quell’incontro notturno non svelò al mio compaesano i segreti della metrica e gli accessori, possibili strumenti tecnici del poetare, ma quella regola aurea che guida la poesia va’ dove ti porta il cuore. 
Il grande evento nella vita del bravo elettricista e’ stata l’appartenenza al corpo della penna nera e le sue poesie sono attestato di fedeltà e un tributo di gratitudine a quei soldati umili e sconosciuti che nella prima e seconda guerra mondiale , sul sabotino come in grecia, sul grappa e lungo le rive del Don, hanno scritto pagine magnifiche di abnegazione e di eroismo. 
Un mulo dimenticato, chiesetta alpina, sull’ Ortigara, Natale in Trincea, un elmetto arrugginito e tanti altri sono i titoli di brevi composizioni nelle quali con versi semplicissimi viene scritta l’epopea degli alpini , la storia mirabile di questa gente carica di valori umani. 
Nelle loro adunate si possono vedere centinaia di bandiere decorate garrire al vento o, scorgere ombre di soldati immobili per sempre nella neve di Russia o sulle crode del Podgòra o di ascoltare la musica grave e solenne di canti leggendari dove sei stato mio bell’alpino, sul ponte di Perati, il capitano manda a dire, Signore delle cime. 
Fra tutte le canzoni vorrei particolarmente ricordare quella che apre la raccolta poetica che sintetizza le gesta coraggiose dei nostri alpini nelle desolate lande sovietiche quel soldato dell’Armir. Quindi lode sia a Carlo per la sua bella bella vena poetica , per la sua semplicita’ e per la sua magnifica mostra. 
 
POESIE PIU'  SIGNIFICATIVE  DI GANT CARLO : 
 
 
LA' SUL BAGNASCIUGA  
 
Un soldato abbandonato 
solo e morente 
il msuo occhio ormai offuscato 
invano l'orizzonte ha scrutato 
un nome ha pronunciato, 
nessuno ha udito 
quel soldato ferito. 
Giunto ormai al tramonto 
di quell'ultima sera  
a Dio dedico' una preghiera  
in quell'istante  il cielo gia' oscurato 
da un arcobaleno fu illuminato 
per confortare quel soldato 
Di lui  qualcuno si ricordera' 
e su quel bagnasciuga  
un fiore portera'
 
NATALE IN TRINCEA 
 
Con un silenzio quasi tombale 
salutammo l'arrivo del Natale . 
Il presepe in un camminamento 
e' stato improvvisato: 
Gesu bambino aveva per culla  
un cappello d'alpino, 
a riscaldarlo non un bue o un asinello 
ma un alpino senza cappello, 
per cometa  arrivo' un bengala 
lanciato lassu' per salutare Gesu'. 
L'alpino spera dal bambino 
una benedizione  
per non far piu' uso del cannone. 
Se fratelli in Cristo siamo 
perche' ci combattiamo.
 
CHIESETTA DEGLI ALPINI 
 
Accanto a quella chiesetta  
sorge una pineta, 
dove il merlo dal bianco collare  
fa il nido vicino all'altare. 
Quel nido da nessuno disturbato 
e' dalla Madonna delle nevi  
vegliato 
A primavera  il canto di quel 
merlo innamorato 
rallegra il vicinato. 
Quando i pargoli  cominciano a volare  
su quella chiesetta  
vanno a riposare. 
Se si ferma  un alpino a pregare  
smette di cantare  
quel merlo dal bianco collare.
 
IN UN CREPACCIO SULLE ALPI 
 
La neve ha coperto con il suo candore 
il corpo d' un alpin minatore 
Nel tempo un ghiacciaio s'e' formato 
e là fu imprigionato. 
La primavera per lui non tornerà 
sarà inverno per l'eternità. 
Là il sole mai arriverà, 
nessun fiore vita  avrà. 
Quell'alpin in divisa addormentato 
la storia non l'ha dimenticato. 
Quando nel giorno 
del giudizio universale , 
per volere di Dio si svegliera' 
il Signore delle cime  
accanto a lui sara' 
 
DEL CAPPELLO D'ALPINO  
 
Vari giudizi han dato, 
chi lo vuole di ninnoli ornato, 
chi al naturale. 
Quelli che non hanno fatto la guerra  
non sanno che l'alpin dormiva per terra. 
Per guanciale avevano gli scarponi  
e per far riposare il cervello 
ci mettevano il cappello. 
Se entrando in una casa  
vedo appeso un cappello sgualcito 
penso lo abbia portato un ardito, 
se lo vedo di ninnoli ornato 
sono certo quel cappello 
di montagna non ne ha fatto. 
Il vecchio Alpino 
non porta un cappello da bancarella , 
ma quello che portava sulle  Alpi 
quand'era di sentinella .
 
COLL'ALTO PIANCAVALLO 
 
Una croce tra i faggi  
con su il Nazzareno, là inchiodato, 
sembra voler dire al passante  
non ti allarmar, 
cosi' mi son ridotto  per poterti  
salvar. 
Oggi il faggio che mi sta vicino  
s'e' spogliato, le foglie  
il vol,to mi han  sfiorato. 
Presto la neve mi coprira'  
ma primavera tornerà 
e su quel faggio  una nuova foglia  
riapparira. 
Pure un fiore ai piedi  
della mia croce fiorira'  
e dal mio sangue  bagnato sarà
 
 
 
RIFLESSIONI DI CARLO GANT 
 
L'egoista , il denaro 
sta a contare  finche'  
il fiato le viene a mancare
Scienziati non giocate  
con la natura  
presto pur per voi 
la sepoltura
Su questa terra  la pace  
non ci sara' finche'  
l'uomo non sara' estinto. 
Nel tempo lui stesso lo fara' 
e la terra pace avra' 
Nelle guerre non a tutti 
i caduti e' stata concessa  
l'ombra di un cipresso
Non e' il bicchier  
di vino  
che entusiasma l'alpino
C'e' chi sa scrivere 
e non sa cosa scrivere 
c'e' chi non sa scrivere  
ma sa cosa scrivere
 
 
 
 
 
 
 
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