Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta,
dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa.
Dov’è la Vittoria?
Le porga la chioma chè schiava di Roma Iddio la creò.
Stringiamoci a corte, siam pronti alla morte: Italia chiamò
Noi fummo da secoli calpesti e derisi, perché non siam popolo, perché siam divisi.
Raccolgaci un’unica Bandiera, una speme di fonderci assieme già l’ora suonò.
Stringiamoci a corte, siam pronti alla morte: Italia chiamò
Uniamoci, uniamoci l’unione e l’amore rilevano a popoli le vie del Signore.
Giuriamo far libero il suolo natio; uniti con Dio chi vincer ci può?
Stringiamoci a corte, siam pronti alla morte: Italia chiamò
Dall’Alpe alla Sicilia, dovunque è Legnano; ogni uomo di Ferruccio ha il core, ha la mano.
I bimbi d’Italia si chiaman Balilla, il suon d’ogni squilla i vespri sonò.
Stringiamoci a corte, siam pronti alla morte: Italia chiamò
Son giunchi che piegano le spade vendute, già l’aquila d’Austria le penne ha perdute;
il sangue d’Italia e il sangue polacco bevè col cosacco, ma il sen le bruciò.
Stringiamoci a corte, siam pronti alla morte: Italia chiamò
Evviva l’Italia!
Dal sonno s’è desta, dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa.
Dov’è la Vittoria?
Le porga la chioma chè schiava di Roma Iddio la creò.
Stringiamoci a corte, siam pronti alla morte: Italia chiamò
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AMA IL VECCHIO
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IL NOSTRO CAPPELLO
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“Sapete cos’è un cappello alpino?”.
È il mio sudore che l’ha bagnato
e le lacrime che gli occhi piangevano e tu dicevi:
“Nebbia schifa”.
Polvere di strade, sole di estati,
di pioggia e fango di terre balorde, gli hanno dato il colore.
Neve e vento e freddo di notti infinite,
pesi di zaini e sacchi, colpi d’armi e impronte di sassi,
gli hanno dato la forma.
Un cappello così hanno messo sulle croci dei morti,
sepolti nella terra scura,
lo hanno baciato i moribondi come baciavano la mamma.
L’han tenuto come una bandiera.
Lo hanno portato sempre.
Insegna nel combattimento e guanciale per le notti.
Vangelo per i giuramenti e coppa per la sete.
Amore per il cuore e canzone di dolore.
Per un Alpino il suo CAPPELLO è TUTTO.
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PREGHIERA DELL’ALPINO
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Su le nude rocce, sui perenni
ghiacciai, su ogni balza delle Alpi
ove la Provvidenza ci ha posto
a baluardo fedele delle nostre contrade,
noi, purificati dal dovere
pericolosamente compiuto,
eleviamo l’animo a Te,
o Signore,
che proteggi le nostre mamme,
le nostre spose,
i nostri figli e fratelli lontani,
e ci aiuti ad essere degni
delle glorie dei nostri avi.
Dio onnipotente,
che governi tutti gli elementi,
salva noi,
armati come siamo di fede e di amore.
Salvaci dal gelo implacabile,
dai vortici della tormenta,
dall’impeto della valanga;
fa che il nostro piede posi sicuro
sulle creste vertiginose,
su le diritte pareti, oltre i crepacci insidiosi,
rendi forti le nostre armi contro
chiunque minacci la nostra Patria,
la nostra Bandiera, la nostra
millenaria civiltà cristiana.
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E Tu, Madre di Dio,
candida più della neve,
Tu che hai conosciuto e raccolto
ogni sofferenza e ogni sacrificio
di tutti gli Alpini caduti, Tu che
conosci e raccogli ogni anelito
e ogni speranza di tutti gli Alpini
vivi ed in armi, Tu benedici e sorridi
ai nostri Battaglioni ed ai nostri Gruppi.
Così sia.
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AI PREAT LA BIELE STELE
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DI QUA, DI LÀ DEL PIAVE
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Di qua, di là del Piave
ci sta un’osteria.
Là c’è da bere e da mangiare
ed un buon letto da riposar.
E dopo aver mangiato,
mangiato e ben bevuto.
Oi bella mora, se vuoi venire
è questa l’ora di far l’amor.
Mi si che vegnaria
per una volta sola.
Però ti prego lasciarmi stare
che son figlia da maritar.
Se sei da maritare
dovevi dirlo prima.
Or che sei stata coi vecchi alpini
Non sei più figlia da maritar.
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E dopo nove mesi
è nato un bel bambino.
Sputava il latte, beveva il vino:
l’era figlio di un vecio alpin.
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DOMAN L’È FESTA
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DOPO TRE GIORNI DI LUNGO CAMMINO
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DOVE SEI STATO MIO BELL’ALPINO
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EL MERLO GA PERSO EL BECO
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El merlo ga perso el beco come faralo a contar, (bis) el merlo ga perso el beco, povero merlo mio, el merlo ga perso el beco come faralo a cantar! El merlo ga perso l'ali come faralo a cantar, (bis) el merlo ga perso l'ali, povero merlo mio, el merlo ga perso l'ali come faralo a volar!
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El merlo ga perso le sate come faralo a saltar, (bis) el merlo ga perso le sate, pevero merlo mio, el merlo ga perso le sate come faralo a saltar! El merlo ga perso el core come faralo ad amar, (bis) el merlo ga perso el core, povero merlo mio, el merlo ga perso el core come faralo ad amar!
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ERA UNA NOTTE CHE PIOVEVA
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FIGLI DI NESSUNO
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Figli di nessuno che noi siam, tra le rocce noi viviam, ci disprezza ognuno perchè laceri noi siam! Ma non ce n'è uno che ci sappia comandar e dominar, figli di nessuno che noi siam, anche a digiuno sappiam marciar.
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Siamo nati chissà quando, chissà dove, allevati dalla pura carità. Senza padre, senza madre, senza nome, noi viviamo come uccelli in libertà. Figli di nessuno che noi siam ...
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I DO GOBETI
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L'altra sera, do boti de note, do gobeti se davan le bote do gobeti se davan le bote se taseve ve digo perchè. Uno era 'l famoso Mattia l'altro era 'l fabrica inciostro che imbriago de sgnapa, 'sto mostro, insultava l'amico fedel.
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El ga dito: Va' là te xe gobo, l'altro allora g'ha dato risposta: Se mi son gobo ti no te xe drito drìo la schena te g'ha un botesel! Se g'ha dito parole da ciodi se g'ha dato careghe sul muso, poi xe nadi a finire in quel buso dove se beve un biccer de quel bon.
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IL SILENZIO
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IL TESTAMENTO DEL CAPITANO
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IN LICENZA
’Pena giunto che fui al reggimento
Portantina che porti quel morto
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JOSKA LA ROSSA
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L'ALLEGRIE
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E l'allegrie la vien dai zòveni E l'allegrie la vien dai zòveni E l'allegrie la vien dai zòveni e non dai veci e non dai veci maridà. Ciribiribin, doman l'è festa ciribiribin, non si lavora ciribiribin, gò la morosa ciribiribin, d'andà a truvà.
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E l'han perdute andande a messe E l'han perdute andande a messe E l'han perdute andande a messe e da quel dì e da quel dì che i s'ha spusà. Ciribiribin, doman l'è festa ciribiribin, non si lavora ciribiribin, gò la morosa ciribiribin, d'andà a truvà.
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LA LEGGENDA DEL PIAVE
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Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti il ventiquattro maggio: l'esercito marciava per raggiunger la frontiera e far contro il nemico una barriera! Muti passaron quella notte i fanti, tacere bisognava e andare avanti. S'udiva intanto dalle amate sponde sommesso e lieve il tripudiar dell'onde. Era un presagio dolce e lusinghiero. Il Piave mormorò: «Non passa lo straniero!». Ma in una notte triste si parlò di tradimento e il Piave udiva l'ira e lo sgomento. Ahi, quanta gente ha vista venir giù, lasciar il tetto, per l'onta consumata a Caporetto! Profughi ovunque dal lontani monti, venivano a gremir tutti i suoi ponti. S'udiva allor dalle violate sponde, sommesso e triste il mormorio de l'onde. Come un singhiozzo in quell'autunno nero il Piave mormorò: «Ritorna lo straniero!»
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E ritornò il nemico per l'orgoglio e per la fame volea sfogare tutte le sue brame, vedea il piano aprico di lassù: voleva ancora sfamarsi e tripudiare come allora! No, disse il Piave, no dissero i fanti, mai più il nemico faccia un passo avanti! Si vide il Piave rigonfiar le sponde e come i fanti combattevan l'onde. Sul patrio suolo del nemico altero, il Piave mormorò: «Indietro va, straniero!» Indietreggiò il nemico fino a Trieste, fino a Trento e La Vittoria sciolse l'ali al vento! Fu sacro il patto antico, fra le schiere furon visti risorgere Oberdan, Sauro e Battisti! Infranse alfin l'italico valore le forche e l'armi dell'irnpiccatore! Sicure l'Alpi, libere le sponde e tacque il Piave si placaron l'onde. Sul Patrio suolo vinti i torvi Imperi, la pace non trovò né oppressi, né stranieri.
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LA MONTANARA
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Lassù sulle montagne
tra boschi e valli d’or
tra l’aspre rupi echeggia
un cantico d’amor.
La montanara, oè
si sente cantare;
cantiam la montanara
e chi non la sa.
La montanara, oè
si sente cantare
cantiam la montanara
e chi non la sa.
Lassù sui monti dai ridi d’argento
una capanna cosparsa di fior:
era la piccola dolce dimora
di Soreghina la figlia del Sol
la figlia del Sol!
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LA MULA DE PARENZO
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La mula de Parenzo - liolà ha messo su bottega, de tutto la vendeva; (2 v.) la mula... de tutto la vendeva fora che baccalà. E perché non m'ami più?
La me morosa vecia, la tengo de riserva, e quando spunta l'erba; (2 v.) la me morosa.... e quando spunta l'erba la mando a pascolar. E perché..
La mando a pascolarenel mese di settembre, ma quando vien novembre; (2 v.) la mando... ma quando vien novembre la mando a riposar. E perché...
La mando a pascolareinsieme alle caprette, l'amor con le servette; (2 v.) la mando... l'amor con le servette non lo farò mai più! E perché...
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Se il mare fosse tocio e le montagne polenta: ohi mamma che tociade; (2 v.) se il mare... ohi mamma che tociade polenta e baccalà! E perché...
Se il mare fosse di vino e i laghi de acquavita, 'briaghi per tutta la vita:(2 v.)se il mare... 'briaghi per tutta la vita:polenta e baccalà.E perché...
Tutti mi dicono bionda, ma bionda io non sono, porto i capelli neri. (2 v.) tutti mi dicono... porto i capelli neri, neri come il carbon. E perché...
Sinceri ne l'amore, sinceri ne gli amanti: ne ho passati tanti (2 v.) Sinceri...ne ho passati tantie passerò anche te! E perché...
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LA PENNA NERA
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Sul cappello, sul cappello che noi portiamo
c’è una lunga, c’è una lunga penna nera
che a noi serve, che a noi serve per bandiera
su pei monti, su pei monti a guerreggiar.
Oi-la-là
Su pei monti, su pei monti che noi saremo
pianteremo, pianteremo l’accampamento
brinderemo, brinderemo al reggimento
viva il 10°, viva il 10° degli alpin.
Oi-la-là
Su pei monti, su pei monti che noi saremo
coglieremo, coglieremo le stelle alpine
per donarle, per donarle alle bambine
farle piangere, farle piangere e sospirar.
Oi-la-là
Su pei monti, su pei monti noi andremo
pianteremo, pianteremo il tricolore,
o Friuli, o Cadore del mio cuore
vi verremo, vi verremo a liberar.
Oi-la-là
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LA RIVISTA DELL'ARMAMENTO
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E il cappello che noi portiamo, quello é l'ombrello ,di noi Alpin.E tu biondina capricciosa garibaldina tu sei la stella di noi soldà.
E le giberne che noi portiamo non portacicche di noi soldà. E tu biondina ...
E lo zaino che noi portiamo, quello è l'armadio di noi Alpin.E tu biondina ...
E la gavetta che noi portiamo è la cucina di noi soldà. E tu biondina ...
E la borraccia che noi portiamo è la cantina di noi soldà. E tu biondina ...
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E le scarpette che noi portiamo, son le barchette di noi Alpin.E tu biondina ...
E il fucile che noi portiamo, è la difesa di noi Alpin.E tu biondina ...
E le stellete che noi portiamo son disciplina di noi soldà. E tu biondina ...
La penna nera che noi portiamo, è la bandiera di noi Alpin. E tu biondina ...
E il pistocco che noi portiamo, è il paga-debit di noi Alpin. tu biondina ...
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LA ROSEANE
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LA STRADA FERATA
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Adesso che gavemo la strada ferata, in meza giornata se vien e se va. E tiche - tache - tuche... etc... Adesso che gavemo la strada ferata, con bel giornata in gita se va. E tiche - tache - tuche... etc...
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desso che gavemo la strada ferata, la boba in pignata mai più mancherà! E tiche - tache - tuche... etc...
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LA TRADOTTA CHE PARTE DA TORINO
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LA VILLANELLA
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ME COMPARE GIACOMETO
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Me compare Giacometto el gaveva un bel galeto, quando el canta el verze el beco che'1 fa proprio inamorar, quando el canta el canta el canta el verze el beco el beco el beco che'l fa proprio proprio proprio innamorar.
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a un bel giorno la parona per far festa agli invitati la ghe tira el colo al galo e lo mette a cusinar, la ghe tira tira tira el colo al galo galo galo e lo mette mette mette a cusinar.Le galine tutte mate per la perdita del galo le rebalta el caponaro par la rabia che le gà, le rebalta balta balta el caponaro naro naro par la rabia rabia rabia che le gà.
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MONTE NERO
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MOTORIZZATI A PIÈ
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PIEMONTESINA
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Addio bei giorni passati mia piccola amica ti devo lasciar gli studi son già terminati abbiamo finito così di sognar. Lontano andrò, dove non so parto col pianto nel cuor dammi l'ultimo bacio d'amor. Non ti potrò scordare Piemontesina bella sarai la sola stella che brillerà per me ricordi quelle sere passate al Valentino col biondo studentino che ti stringeva sul cuor.
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Addio mio vecchio studente di un giorno passato che adesso è dottor io curo la povera gente ma pur non riesco a guarire il mio cuor. La gioventù non torna più, quanti ricordi d'amor a Torino ho lasciato il mio cuor Non ti potrò scordare ...
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SE O’ VESS DI MARIDAIMI
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SIGNORE DELLE CIME
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STELUTIS ALPINIS
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Se tu vens cassù tàs cretis
là che lor mi àn soterat,
a l’è un splas plen di stelutis:
dal mio sanc l’è stat bagnat.
Par segnal, une crosute
je scolpide lì tal cret;
fra ches stelis nas l’erbute,
sot di lor jo duàr culèt.
Ciòl su, ciòl une stelute
je a’ ricuarde il nostri ben,
Tu i doras ’ne bussadute
e po platile tal sen.
Quand che a clase tu sès sole
il mio spirit ator ti svole;
jo e la stele sin cun te.
Ma une dì, quan che la uère
a’ sarà un lontan ricuart,
nel to cur dulà che a’ jère
stele e amor, dut sarà muart.
Resterà per me che stele
che il mio sanc al a’ nudrit,
par che lusi simpri biele
su l’Italie, a l’infinit.
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STRINDULÀILE
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SUL PONTE DI BASSANO
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Eccole che le riva
’ste bele moscardine
son fresche e verdoline
colori no ghe n’ha.
Colori non ghe n’emo
ne manco ghe ’n serchémo
ma un canto noi faremo
al ponte di Bassan.
Sul ponte di Bassano
là ci darem la mano.
Noi ci darem la mano
ed un bacin d’amor.
Per un bacin d’amore
succésser tanti guai,
non lo credevo mai
doverti abbandonar.
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Doverti abbandonare
volerti tanto bene.
È un giro di catene
che m’incatena il cuor.
Che m’incatena il cuore,
che m’incatena i fianchi:
in mona tutti quanti
quelli che me vòl mal.
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SUL PONTE DI PERATI
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SUL RIFUGIO BIANCO DI NEVE
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TA - PUM
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Venti giorni sull’Ortigara
senza cambio per dismontà.
Ta-pum, ta-pum, ta-pum…
Ta-pum, ta-pum, ta-pum…
E domani si va all’assalto
bada alpino non farti ammazzà.
Ta-pum, ta-pum, ta-pum…
Ta-pum, ta-pum, ta-pum…
Quando poi si scende a valle
battaglione non ha più soldà.
Ta-pum, ta-pum, ta-pum…
Ta-pum, ta-pum, ta-pum…
Nella valle c’è un cimitero
cimitero di noi soldà.
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Ta-pum, ta-pum, ta-pum…
Ta-pum, ta-pum, ta-pum…
Cimitero di noi soldati
forse un giorno ti vengo a trovà.
Ta-pum, ta-pum, ta-pum…
Ta-pum, ta-pum, ta-pum…
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VALORE ALPINO
Trentatrè
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Dai fidi tetti del villaggio
i bravi Alpini son partiti,
mostran la forza ed il coraggio
della loro salda gioventù.
Sono dell’Alpe i bei cadetti,
nella robusta giovinezza,
dei loro baldi e forti petti
spira un’indomita fierezza.
O, valor alpin,
difendi sempre la frontiera!
E là, sul confin,
tien sempre alta la bandiera.
Sentinella all’erta
per il suol nostro italiano
dove amor sorride
e più benigno irradia il sol.
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Là tra le selve ed i burroni,
là, tra le nebbie fredde e il gelo,
piantan con forza i lor picconi
ed il cammin sembra più lieve.
E quando il sole brucia e scalda
le cime e le profondità,
il fiero Alpino scruta e guarda
pronto a dare il “Chi va là!”
O, valor alpin,
difendi sempre la frontiera!
E là, sul confin,
tien sempre alta la bandiera.
Sentinella all’erta
per il suol nostro italiano
dove amor sorride
e piu' benigno irradia il sol.
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